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Un aceto che non è aceto, una pasta evocativa di Napoli, il millenario pecorino toscano, tante altre espressioni di biodiversità da preservare.
Bardi, sinonimo di dolcezza d’autore, come il panettone, alto ricco di uvetta e canditi, burroso, a lievitazione naturale. Senza di lui non sarebbe Natale.
Sidus, dal latino, vuol dire costellazione. È un assemblaggio di uve Sangiovese e Montepulciano, un rosso elegante e fruttato, per carni, salumi e formaggi.
Questo straordinario aceto-non aceto ha portato nel mondo il nome di Modena quasi quanto la rossa Ferrari. Da usare su carni, fragole, gelato.
L’Antico Forno Santi ha rinnovato il gusto dei tradizionali cantucci toscani sostituendo le mandorle con variazioni di cioccolato bianco e cacao, arricchite dal limone.
Il risultato è un dolce più raffinato.
Del pastificio Antonio Massa Massa di Gragnano sono noti i Paccheri, altro formato tipico della cucina partenopea. Di grano duro, porosi e rugosi, i paccheri amano i sughi sostanziosi e saporiti.
I Gori, titolari della trattoria Da Burde da 120 anni, hanno deciso di mettere sottovetro le loro specialità, come il ragù bianco, tipica ricetta toscana, a base di carne tritata come quello bolognese, ma senza pomodoro. Perfetto per le tagliatelle.
I Busti, pastori originari della Garfagnana, negli anni Cinquanta del secolo scorso avviarono sulle colline pisane a ridosso del mare la loro attività di casari. Fra i prodotti di spicco il loro pecorino toscano DOP.
La bottega di Adò è un laboratorio artigianale che trasforma le carni di maiale in eccellenze gastronomiche nella tradizione dei grandi salumi toscani. La pancetta tesa si ottiene dalla parte grassa della pancia del maiale, conservando la cotenna. Salata e stagionata in conche di marmo, è morbida, leggermente speziata, dal gusto dolce e saporito.